giovedì 24 maggio 2007

Teniamo na minchia tanta

Eh si, noi faentini siamo fortunati. Eccolo il traliccione di 40 metri eretto in mezzo alle case di un quartiere di recente costruzione che ospita le antenne di telefonia mobile, soprattutto Vodafone e Tim e quelle della protezione civile e del Comune.

Il “cosone” ha provocato la nascita di un comitato di protesta da parte degli abitanti delle case limitrofe.
Il comitato si è battuto prima per impedirne la realizzazione, poi ne ha chiesto lo spostamento 400 metri più in là, più lontano dalle case verso la campagna ma la proposta ha incontrato l’opposizione degli operatori di telefonia.
Infine, una volta tirato su, perché il Comune aveva già concesso l’autorizzazione, si batte perché siano stabiliti gli effettivi rischi della sua collocazione così vicino al centro cittadino.
Tra parentesi, apprendo che in Faenza esistono già altre 46 antenne e microcelle di telefonia che, facendo due conti, mi sembrano tante, per una città di 55.000 abitanti più o meno. Ma se si obietta ci viene detto che se il cellulare non prende poi sono cazzi nostri.

In questi casi, come sempre, le opinioni si estremizzano. C’è chi è convinto che questi pistoloni emettenti onde elettromagnetiche siano perfettamente innocui, tanto da esortarne l’apparizione un po’ in tutti i condomini, al posto delle vetuste antenne televisive.
Anzi, magari fanno pure bene, a parte lo spiacevole inconveniente di prendere la scossa dandosi la mano e ritrovarsi un mattino con una pettinatura afro stile Blaxploitation.

Gli altri, gli ecocatastrofisti, sono convinti che facciano venire il cancro, che facciano impazzire i neuroni e che insomma siano molto, molto amari. Altro che capelli ricci, questi bigoloni ti renderebbero presto dei candidati all’obitorio.
Io sono un po’ preoccupata perché il grande totem è situato a 2/300 metri da dove lavoro e perché in genere per queste cose sono più per esagerare piuttosto che per minimizzare i rischi. Non si sa mai. A Genova si dice: non ci credo ma dammi un po’ le chiavi.

Mi piacerebbe che gli scienziati potessero chiarire una volta per tutte questi dubbi ma ho l’impressione che non sia per ora possibile. Primo perché occorre tempo per studiare gli effetti dell’esposizione alle onde elettromagnetiche che è troppo recente per offrire una casistica statisticamente sufficiente. Secondo, ci potrebbe essere il sospetto che se anche queste onde facessero male loro direbbero che non è vero. Soprattutto se il congresso al quale hanno appena partecipato era sponsorizzato da un’azienda di telefonia.

A me ha interessato comunque la reazione creativa degli abitanti del quartiere faentino. L’associazione fallica è evidente nel tono degli striscioni che vi propongo e che io trovo molto divertenti. La fantasia umana è impagabile, soprattutto quando si sbizzarrisce con le metafore sessuali.

Il “Ridateci gli zingari”, che io trovo geniale oltre che paraculo, si riferisce al fatto che in quel quartiere sostava un campo nomadi, causa di continuo malumore negli altri abitanti, ma evidentemente percepito ora come male minore rispetto al maxi-vibratore. A proposito, ma chi l'ha pensata, questa? Maschio o femmina? Quale inconfessabile fantasia nasconde?
C’è materiale a iosa per sociologi e psicoanalisti in quegli striscioni.
Per ora rimangono lì, ma uno che accennava a “interessi” dell'amministrazione comunale in conflitto con il problema dell’inquinamento magnetico è stato rimosso nottetempo dai vigili. Chissà come mai? A qualcuno sarà bruciato il sederino?

1 commento:

Unknown ha detto...

"Ridateci gli zingari" è GENIALE !!! :-D

 
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